La riapertura del Buco di Viso, avvenuta nell'ottobre del 2014 a seguito dei lavori di ripristino del tunnel, ha rappresentato il punto di arrivo di un percorso di mantenimento e di valorizzazione del primo traforo di collegamento tra l'Italia e la Francia.
Dai tempi della sua realizzazione, in epoca medievale, ha visto nei secoli il costituirsi di una "coscienza storica" di conservazione che ha guidato i primi interventi a cura del CAI del 1907, passando per quelli degli anni '70 a opera dei Lions Club di Torino, per poi arrivare ai lavori di ripristino finanziati negli ultimi anni dai Comuni di Crissolo e di Ristolas, e dai Rotary Club di Saluzzo e di Embrun.
La storia del traforo è ormai nota: nel 1475, Ludovico II, Marchese di Saluzzo, decise di garantirsi uno sbocco sul mare per agevolare il commercio del sale; ai tempi indispensabile per la conservazione degli alimenti e il complemento alimentare del bestiame del Marchesato. L'opera garantì una rapida via d'accesso alla Provenza, evitando le gabelle imposte dal Ducato di Savoia (a nord) e dal Delfinato (a sud). Gli interventi effettuati nel corso del XIX secolo, fondamentali per aver mantenuto praticabile il traforo, non si sono tuttavia rivelati risolutivi della principale criticità dell'opera; ossia la periodica ostruzione dell'ingresso sul versante francese generata da condizioni ambientali e climatiche particolarmente avverse causava un continuo restringimento dell'apertura.
La necessità di risolvere definitivamente il transito attraverso il Buco di Viso, insieme alla necessità di valorizzare l'aspetto escursionistico legato all'opera - che la ricollega agli itinerari di interesse internazionale del "Tour del Monviso" e la "Via Alpina" - hanno portato la Regione Piemonte allo studio di un progetto transfrontaliero teso al ripristino del passaggio originario, alla messa in sicurezza di entrambi gli ingressi e al miglioramento della segnaletica legata al Tour escursionistico del Monviso.
Il progetto ha visto la collaborazione dell'Ente di Gestione delle Aree Protette del Monviso, del Parc Régional du Queyras, della Réserve Nationale Ristolas-Mont Viso, dei Comuni di Crissolo e Ristolas, dei gestori dei rifugi alpini prossimi ai versanti interessati, del Club Alpino Italiano e dell'I.P.L.A. L'importanza dell'intervento, il primo di natura così ampia dai tempi della costruzione del Buco di Viso, si ricollega a una politica regionale di tutela del patrimonio storico e paesaggistico del Piemonte volta a promuovere, in Italia e all'estero, un turismo sostenibile e capace di far conoscere e apprezzare le bellezze del territorio.
Proponiamo qui una breve pubblicazione della Regione Piemonte che illustra la storia del Buco di Viso, gli interventi di messa in sicurezza e la rete escursionistica che si sviluppa intorno al Re di Pietra.